I Manoscritti Di Nag Hammadi. Una Biblioteca Gn...
Datato al 1178/9 è il manoscritto Copto 13 della Bibliothèque Nationale di Parigi. Si tratta del più sontuoso codice copto che ci è stato tramandato, un esemplare di lusso. Sotto il patriarcato di Marco III (1166-1189), fece parte della biblioteca del cardinal Mazzarino ed entrò nella Biblioteca Reale di Francia nel 1661. Secondo una leggenda sarebbe stato portato in Francia direttamente da Luigi IX. Il codice, che ci trasmette una versione dei Vangeli, presenta delle illustrazioni inserite nel testo caratterizzate da un estremo realismo e da una vivacità di colori e di motivi ornamentali che discendono direttamente dalla più ricca tradizione ereditata dai manoscritti greci di lusso.
I manoscritti di Nag Hammadi. Una biblioteca gn...
I secoli XII e XIII vedono infatti la realizzazione dei più begli esemplari di codici di lusso. Tra questi spicca il codice Vaticano Copto 60, che raccoglie estratti di più manoscritti contenenti opere agiografiche, tra le quali il martirio dei ss. Giovanni e Simeone. Il foglio 60 presenta, sotto otto linee di testo elegantemente scritte, una grande immagine rappresentante due santi in piedi, separati uno dall'altro da una sottile linea rossa verticale. A sinistra il santo martire Giovanni è raffigurato nell'atto di liberare la figlia del re, posta ai suoi piedi, dal serpente che fuoriesce dalla bocca della ragazza; il re e la regina sono seduti su un seggio cubico. A destra di questa rappresentazione vi è l'immagine di s. Simeone, imberbe e con una tunica turchese. Il tutto segna l'inizio della passione dei due santi che è descritta a partire dal foglio successivo. Altrettanto ricco e finemente realizzato è il codice boairico-arabo Vaticano Copto 9, proveniente dalla ricca biblioteca del monastero di S. Antonio nel Deserto Orientale e datato al 1205. Il foglio 20 di questo manoscritto è decorato con una croce che presenta un medaglione con la figura di Cristo, mentre altri quattro medaglioni con l'immagine degli evangelisti occupano gli spazi fra i bracci della croce. Nel foglio 146 è ritratto invece l'evangelista Marco seduto davanti all'arcangelo Michele, suo ispiratore, mentre il foglio 388 presenta la Vergine Maria, qui definita come Madre di Dio, che ispira l'evangelista Giovanni, anche lui seduto e nell'atto di scrivere. Si tratta di miniature raffinatissime eseguite con un'estrema cura dei particolari.
Il ruolo del monastero fu di primo piano nella storia del patriarcato copto: molti patriarchi furono scelti fra i suoi monaci, specialmente fra il XVII e il XIX sec. d.C. Parte dei manoscritti conservati un tempo nella sua celebre biblioteca ora sono nella Biblioteca Apostolica Vaticana. Il monastero è racchiuso entro una cinta muraria di notevole altezza, in parte provvista di un camminamento, che include anche un orto, un palmeto e una fonte. L'accesso avveniva un tempo mediante una carrucola: i visitatori venivano issati con una cesta. Vi si trovano una foresteria, la torre, la chiesa di S. Antonio e altre chiese, le celle per i monaci, la biblioteca, una collezione di oggetti sacri, fra cui icone, l'antico refettorio, cucine, mulino, forno, frantoio. La sorgente si trova nella parte posteriore del convento, sotto la falesia nella quale era la grotta del santo. La chiesa ha due campate con il khūrus e un santuario tripartito con ambiente centrale absidato e copertura a cupola. Un passaggio collocato di fronte all'ingresso conduce in un ambiente laterale angusto: la cappella cosiddetta "dei Quattro Viventi". Il restauro completo delle pitture, nonché quello del soffitto del khūrus, illuminato da due serie parallele di esagoni chiusi da vetri colorati, è stato terminato nel 2000 e a seguito di questa importante impresa bisogna probabilmente riscrivere la storia del monumento e quella dell'arte copta del XIII sec. d.C.
Ma proprio nel XVII secolo iniziò a crescere l'interesse degli occidentali per i manoscritti orientali e l'Egitto, patria del monachesimo, divenne il luogo privilegiato per questo tipo di ricerca. Fu l'anno 1715 a segnare un importante evento nella storia della biblioteca del monastero di Abu Makar: Joseph Simon Assemani, che era stato inviato dal Vaticano in Oriente per procurarsi manoscritti, visitò il Wadi Natrun in compagnia del francese Claude Sicard. Dopo aver ottenuto un moderato successo nel monastero dei Siriani, Assemani si recò nel monastero di S. Macario dove acquistò una cospicua collezione di manoscritti in lingua copta. Negli anni seguenti altri collezionisti e studiosi visitarono il Wadi Natrun. Tra questi si segnalano soprattutto Charles Nicolas Sigisbert Sonnini, che si recò nel 1778 a Deir al-Baramus e nel monastero di Macario, e B. Drovetti che, nei primi decenni del XIX secolo visitò di persona i monasteri del Wadi Natrun riportando in Europa numerosi manoscritti. 041b061a72